Via della Zecca 33.
Nel 1876 Lombroso ospita la sua raccolta – accumulata a partire dal 1859, quando era ufficiale medico dell’esercito – in casa, ingombrandola “di scheletri e di casse del Museo”.
Via Po 18.
Nel 1877 la raccolta viene trasferita nel Laboratorio di via Po 18 in una grande stanza “con soffitti a stucco e una immensa finestra sul Po” al cui centro un grande tavolo “volta a volta funge da letto dei malati, da tavolo di esperimenti… e da scrittoio pel professore”.
Parco del Valentino. Esposizione generale italiana 1884.
Nel 1884 Lombroso partecipa alla mostra di antropologia dell’Esposizione generale italiana con due vetrine: una “pellagrologica” e una in cui espone “crani anomali, maschere, tatuaggi, fotografie di criminali, corpi di reato, pugnali, carte da giuoco, … disegni e oggetti appartenuti o fabbricati dai criminali…”.
Via Michelangelo 26.
Nel 1896 il Museo viene trasferito nella nuova sede dell’Istituto da Mario Carrara, allievo e assistente di Lombroso, che provvede a riordinare, suddividere ed esporre la collezione in sei sale al piano terra. Durante la sua direzione (1904-31), nuovi oggetti documentano “gli sviluppi della polizia scientifica e della medicina legale”.
Corso Galileo Galilei 22.
Sempre meno utilizzato per l’insegnamento, nel 1948 il Museo segue l’Istituto nella nuova sede di corso Galilei, dove perviene lo studio di Lombroso, donato dalla famiglia. Non formalmente chiuso, ma neppure aperto al pubblico, il museo torna ad essere collezione.
Mole Antonelliana. Mostra “La scienza e la colpa” 1985.
Riscoperta alla metà degli anni Settanta, la collezione viene in parte esposta, dieci anni più tardi, nella mostra “La scienza e la colpa” e viene elaborato un progetto per la sua collocazione nell’ex Manicomio criminale della Certosa di Collegno.
Via Giuria 15.
Abbandonato questo progetto, nel 2001 ne viene deciso l’allestimento nel Palazzo degli Istituti Anatomici nel quadro del progetto del “Museo dell’Uomo” dando una sede comune ai Musei di Anatomia umana, di Antropologia criminale e di Antropologia ed Etnografia (ora in via Accademia Albertina) che, affiancati dal 2006 dal Museo della Frutta, costituiscono il Polo museale dedicato al positivismo scientifico torinese tra Otto e Novecento.