Ritratto di uomo in studio fotografico
Ritratto di Giovanni Cavaglià detto Fusil (fucile, in dialetto piemontese) vestito elegantemente in posa in piedi, nel primo studio fotografico aperto a Torino dal famoso fotografo francese Henri Le Lieure de l’Aubepin.
Per Lombroso, Cavaglià rappresenta “uno dei tipi più perfetti dell’uomo delinquente”. Nel 1877 il cadavere del carbonaio Gambro fu ritrovato, chiuso in un armadio, nella sua bottega nel pieno centro di Torino. I sospetti degli inquirenti e dell’opinione pubblica si concentrarono subito sul suo aiutante, tale Giovanni Cavaglià. Egli fu arrestato in Svizzera, dove era fuggito rendendosi latitante, e una volta riportato in Italia fu imprigionato presso il carcere torinese “Le Nuove”, dove morì impiccandosi il 18 febbraio del 1878, dopo cento giorni di detenzione.
Questa fotografia è inserita su una pagina dell’Album dei Delinquenti N.2, il secondo di due album realizzati molto probabilmente dallo stesso Lombroso incollando fotografie, disegni a matita, acquarelli, incisioni e ritagli di giornali raffiguranti briganti, delinquenti italiani e stranieri, pazienti ricoverati in strutture manicomiali, crani e altri resti umani.
Giovanni Cavaglià detto Fusil è anche l’autore delle incisioni riportate su un orcio per bere proveniente dal carcere “Le Nuove” di Torino, esposto insieme ad altri in una sala del museo. A fianco dello scheletro di Lombroso, nel percorso espositivo, è presente anche la sua maschera facciale in gesso.
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